CONIUGARE COMPETENZE E RISORSE PER RENDERE PIÚ EFFICIENTI LE SCUOLE ITALIANE

Fonte: e7 – il settimanale di Quotidiano Energia

La presentazione delle domande per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici scolastici, di ogni ordine e grado, è stata prorogata, con decreto del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, al 30 giugno 2018.

I finanziamenti si avvalgono delle risorse del Fondo rotativo di Kyoto, che prevede anche l’adeguamento sismico delle strutture, fino a un massimo del 50% dell’ammontare dell’intervento. “Puntare sulle scuole significa investire su strutture più accoglienti, funzionali e sicure, vuol dire scegliere un futuro più sostenibile per i nostri figli”, ha commentato il Ministro in nota stampa. La proroga della scadenza, però, “la dice lunga sulle difficoltà dei Comuni di aderire a questi bandi”, commenta a e7 Virginio Trivella, Coordinatore del comitato tecnico di Rete Irene. “Iniziative come il Fondo rotativo di Kyoto sono sicuramente meritorie” ma “si tratta di un meccanismo ancora inceppato”. I Comuni non riescono a partecipare ai bandi e a promuovere interventi migliorativi negli edifici scolastici, sottolinea Trivella, “probabilmente perché non hanno le competenze e le risorse per affrontare la progettazione dell’intervento” e si scontrano con una “complessità burocratica”.

Il patrimonio immobiliare scolastico italiano, al pari degli altri edifici civili, non gode di ottima salute. Tante le idee cui la PA sta pensando per conferirgli nuova linfa, “tra cui centrali di acquisti, i consorzi, la partecipazione a bandi diversi e la collaborazione con il privato”, secondo il Coordinatore.

Per mettere a denominatore comune la volontà di “fare progetti integrati lungimiranti che riuniscano competenze diverse, più complesse rispetto a quelle normalmente disponibili nelle piccole amministrazioni pubbliche”.

Per fortuna “la sensibilizzazione dei professionisti sta aumentando in questo periodo”, prosegue Trivella, “anche grazie agli obblighi di formazione continua e al gran parlare che si fa di questi temi”. E la promozione congiunta di interventi di riqualificazione edilizia e di adeguamento antisismico può essere un esempio di interventi strutturati: “Molto spesso per efficienza energetica si intende l’aggiornamento degli impianti o il rifacimento del tetto dimenticando, o rinviando, altri interventi, altrettanto improntati per ridurre il consumo energetico degli stabili, ma che richiedono investimenti di maggior portata”. Invece, prosegue Trivella, “quando si sviluppa un progetto occorre affrontare tanti aspetti e attingere a più fondi – c’è il Fondo Kyoto ma ci sono anche il conto termico o bandi legati alla sicurezza – per coprire i costi dell’intervento”.

Risolvendo il problema di timing: “Confrontandomi con alcuni addetti ai lavori, spesso mi dicono che non si riesce ad attingere alle risorse di un bando perché alla data di scadenza non si trovano le altre risorse bloccate, ad esempio, dal Patto di Stabilità”.

Al momento, Rete Irene si sta concentrando sull’analisi della bozza della Strategia energetica nazionale “della quale siamo molto contenti perché l’efficienza energetica degli edifici è tenuta in massima considerazione”, tiene a rimarcare Trivella. “C’è una cosa che però ci preoccupa: si afferma che gli attuali strumenti di incentivazione per l’efficienza nell’edilizia civile sono troppo costosi e vanno ottimizzati. È giusto. Secondo noi, però, l’ottimizzazione non deve perseguire una riduzione del costo dell’incentivo che deve spingere gli investimenti in efficienza. Se l’incentivo funziona bene la sua capacità di stimolare iniziative economiche fa sì che non diventi gravoso per il bilancio pubblico. Il Governo non dovrebbe focalizzarsi sul costo della policy, ma pensare ai benefici che potrebbero portare: nuove opportunità lavorative, crescita del PIL e riduzione dei costi legati all’approvvigionamento di materie prime”.

Fonte: e7 – il settimanale di Quotidiano Energia

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