INQUINAMENTO NEL BACINO PADANO: RIPARTONO LE DOMENICHE SENZA AUTO

inquinamento nel bacino padano

Il provvedimento delle domeniche senza auto è ormai una consuetudine nei periodi di massima concentrazione di inquinamento nel Bacino Padano. Per quanto necessario e doveroso resta tuttavia un atto più di forma che di sostanza, in quanto riduce solo in minima parte la produzione di agenti inquinanti prodotta degli autoveicoli, che nemmeno sono la principale causa di inquinamento.

Ci risiamo: si riaccendono gli impianti di riscaldamento e puntualmente ripartiranno sia le domeniche‌ ‌senza‌ ‌auto‌ che tutte le campagne contro l’inquinamento dovuto al traffico su strada, insistendo su percorsi e strategie politiche in atto da anni che fino ad ora non hanno portato risultati.

Un dossier pubblicato di recente sul sito del “Corriere della Sera” illustra la drammatica situazione dell’inquinamento nel Bacino Padano dove il problema è stato definito “Cronico” dal Direttore Scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti.

In 17 capoluoghi di provincia sono stati già ampiamente superati i limiti annuali di emissioni di Pm10 (con concentrazioni nell’aria di oltre i 50 microgrammi/metrocubo). Al momento svettano ai primi posti della classifica: Torino (55 giorni), Alessandria (53) Milano (52), Cremona (51) e Rovigo (51). Il Bacino Padano vince, è il caso di dirlo, la maglia nera per l’aria più inquinata in Italia.

Le misure del Piano Regionale per la Qualità dell’Aria sono principalmente incentrate sulla diminuzione dei volumi di traffico e sul potenziare i servizi di trasporto pubblico, senza valutare le altre fonti di inquinamento, quali edifici e impianti, tra le principali cause di inquinamento urbano.

Ma perché avviene questo? Eppure i dati raccolti sono piuttosto chiari da leggere.

Arpa Piemonte rileva quanto siano importanti le percentuali di CONCENTRAZIONI medie annuali di particolato PM10 fornite dal Riscaldamento degli edifici.

grafico concentrazione pm10
emissioni pm10

Nelle città, gli impianti termici per il riscaldamento degli edifici hanno un’incidenza sul totale delle emissioni di CO2 fino a 6 volte superiore rispetto all’incidenza del traffico veicolare, ha ancora senso intervenire con le domeniche‌ ‌senza‌ ‌auto‌?

Eppure il PRIA in una sua sezione (pag. 121) specifica che “Il Settore civile è il più energivoro di tutti e presenta margini di efficientamento molto grandi. È pertanto strategico operare affinché i consumi energetici vengano ridotti attraverso l’efficientamento di strutture edilizie e contestualmente del parco impiantistico…omissis….l’azione determinante deve essere quella che va a toccare il costruito con più di dieci anni (che rappresenta più dell’85% del totale dell’edificato), facendo leva sulle risorse economiche nazionali di incentivo oggi disponibili e sulle iniziative che si potranno adottare per favorire l’accesso.

L’accesso è favorito dagli incentivi statali, con detrazioni fiscali dal 70% fino all’85%, per la riqualificazione energetica delle parti comuni condominiali (vedi vademecum ENEA).

Il decreto del 26 giugno 2015 stabilisce che è necessario intervenire sull’edificio con opere che lo rendano più efficiente energeticamente, ogni qualvolta si manifesta la necessità di manutenzione sull’involucro , sull’impianto termico o su entrambi e ogni volta che il rifacimento delle porzioni di intonaco supera il 10% della superficie corrispondente lorda complessiva dell’edificio. E allora?

Perché la riqualificazione energetica degli immobili non decolla?

Il Rapporto Annuale Detrazioni Fiscali 2019 di ENEA nella Tabella 3.1. “Numero di interventi eseguiti per tipologia” scatta una chiara fotografia della poca propensione degli Italiani a riqualificare globalmente i propri immobili. I numeri riportati evidenziano un divario tra gli interventi eseguiti nel 2018 per le riqualificazioni globali: 2.674 rispetto ai 138.790 fatti per sostituire i vecchi serramenti con i nuovi più performanti.

tabella detrazioni

È probabilmente un problema culturale quello che stiamo affrontando, perché la sostituzione dei serramenti è un intervento “privato” mentre la riqualificazione globale riguarda le parti comuni. Non è chiaro agli abitanti di un condominio che per ottenere i benefici economici, di risparmio energetico, di rivalutazione dell’immobile è necessario affrontare una riqualificazione profonda dell’immobile che riguarda sia la componente involucro che impiantistica.

Sostituire i vecchi serramenti con gli ultimi più performanti è sicuramente corretto e contribuisce ad un risparmio energetico, ma non risolve strutturalmente il problema: se l’intervento sui serramenti viene coordinato insieme all’isolamento dell’involucro edilizio e la sostituzione della caldaia, la riduzione dei consumi può arrivare fino al 50%, sfruttando gli incentivi fiscali che prevedono detrazioni fino al 75% con la possibilità della cessione del credito.

Gli incentivi fiscali esistenti costituiscono un’agevolazione unica per i condòmini che intendono intervenire sul proprio condominio: peccato che nella maggior parte dei casi la totale disinformazione sugli strumenti utilizzabili per abbattere l’impegno economico delle famiglie e consentire la rivalutazione del proprio immobile non consenta ad un mercato del valore di milioni di Euro di poter decollare.

Le istituzione dovrebbero strutturare un piano articolato di azioni di informazione destinate all’intera collettività, così da ottenere un duplice obiettivo: creare valore e ricchezza sul territorio e ridurre in modo drastico e definitivo una delle principali cause di inquinamento nel Bacino Padano, le emissioni da impianti di riscaldamento domestico.

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