LE CANNE FUMARIE NEL CONDOMINIO

Canne fumarie nel condominio

Canne fumarie nel condominio: tipologie, aspetti tecnici, adeguamenti funzionali e normativi di un elemento tecnico di studio negli interventi di riqualificazione energetica degli edifici.

La canna fumaria nel condominio è un elemento di fondamentale importanza nell’impianto termico, ha lo scopo di convogliare ed evacuare verso l’esterno i fumi prodotti dal processo di combustione che avviene nel generatore di calore.

Il corretto funzionamento delle canne fumarie nel condominio contribuisce al miglior rendimento del sistema di produzione del calore e all’efficienza dell’impianto di riscaldamento, con conseguente risparmio energetico ed economico, riduce l’impatto ambientale e, soprattutto, la sicurezza degli edifici e delle persone li abitano.

Se negli edifici dotati di impianto termico centralizzato le verifiche tecniche e funzionali sulla canna fumaria, e sull’intero sistema di evacuazione fumi, sono affidate al “Terzo Responsabile” (normalmente un’azienda specializzata nel servizio di esercizio e manutenzione degli impianti di climatizzazione), nel caso di edifici dotati di impianto di riscaldamento autonomo le verifiche sull’impianto termico sono in capo al conduttore della singola unità immobiliare e, specificamente per le canne fumarie nel condominio, di tipo collettivo, la responsabilità è in capo all’Amministratore dello stabile.

Quando il Progettista riceve da un Amministratore l’incarico per la progettazione di un intervento di riqualificazione energetica di un immobile, la rispondenza tecnica e normativa delle canne fumarie nel condominio è una delle verifiche che il professionista deve necessariamente condurre, per valutare e proporre gli eventuali interventi di adeguamento necessari, ed assolvere così pienamente all’incarico ricevuto.

Su queste premesse abbiamo deciso di dedicare un approfondimento sulle canne fumarie nel condominio in 4 parti, pubblicate sulla nostra Newsletter, partendo innanzitutto dallo stato di fatto presente negli edifici, spiegando l’evoluzione normativa che ne regola la progettazione, l’installazione e la manutenzione, avvalendoci per questo del supporto di Fabio Bonalumilibero professionista e consulente tecnico, Segretario dell’Ordine dei Periti industriali e dei Periti Industriali Laureati delle Province di Milano e Lodi.

In questa primo capitolo tratteremo dei sistemi esistenti, delle problematiche connesse alla vetustà degli elementi, all’inadeguatezza delle componenti rispetto all’evoluzione tecnologica dei generatori di calore. Nelle prossime puntate faremo una panoramica delle possibili modalità d’intervento per risolvere specifiche problematiche connesse con l’adeguamento dei sistemi fumari.

I SISTEMI FUMARI ESISTENTI
Il patrimonio edilizio del nostro Paese è caratterizzato dalla presenza di un notevole numero di fabbricati pluripiano, costituiti prevalentemente da unità immobiliari ad uso abitativo: una larga parte di questi edifici, in particolare quelli realizzati intorno agli anni ‘80-’90 sono dotati di impianti di riscaldamento autonomi.

Le unità immobiliari presenti in questi fabbricati sono spesso provviste di caldaie murali a gas a camera aperta e tiraggio naturale (tipo “B1”) che scaricano i prodotti della combustione in canne fumarie collettive ramificate (di seguito denominate c.c.r.), costruite con elementi in calcestruzzo vibrocompresso, generalmente di tipo a parete semplice, che evacuano i fumi di combustione oltre la copertura dello stabile.

canna fumaria collettiva ramificata
canna fumaria ramificata on calcestruzzo vibrocompresso

In questo tipo di canne fumarie nel condominio i fumi sono immessi, ad ogni piano, nel condotto secondario di pertinenza, a sua volta collegato al condotto primario dopo una quota corrispondente all’altezza di un piano.

Ciò avviene per tutti i piani, ad eccezione dell’ultimo, ove il relativo condotto secondario sfocia direttamente a comignolo senza confluire nel primario.

Nel tempo queste canne fumarie si sono dimostrate inadeguate al corretto e sicuro smaltimento dei gas combusti, sia per frequenti difetti costruttivi, sia per l’aumento di rendimento degli apparecchi ad esse collegati caratterizzati da una produzione di fumi meno caldi e più pesanti di quelli generati dagli apparecchi più datati.

In particolare il problema emerse nel 1993, quando si iniziò a dotare caldaie e scaldacqua di tipo “B1” di dispositivo di sicurezza contro il ritorno dei gas combusti in ambiente: l’intervento di questo dispositivo segnala problemi di tiraggio della canna fumaria.

Le situazioni più gravi emersero in tempi assai brevi e vi si pose rimedio, nella maggior parte dei casi, installando canne fumarie nel condominio poste all’esterno, adatte alle esistenti caldaie di tipo “B1” oppure a nuovi generatori a camera stagna e tiraggio forzato (di tipo “C tradizionale”, dette anche “turbo”). La diffusione delle canne fumarie esterne è stata notevole soprattutto nei primi anni ’90, quando la Legge n. 46/90 (norme per la sicurezza degli impianti) impose negli edifici civili l’adeguamento degli impianti a gas per uso domestico, di cui le canne fumarie sono parte integrante.

Successivamente, nel 2000, un’ottima norma, la UNI 10845, subordinò il mantenimento in funzione delle c.c.r. al rispetto del requisito di idoneità (insieme di tenuta, caratteristiche strutturali, funzionalità).

Tuttavia il problema del sottodimensionamento delle sezioni delle canne fumarie nel condominio si rivelò spesso non risolvibile, mentre risultava sempre più forte l’influenza delle disposizioni in materia di risparmio energetico, che iniziarono ad imporre l’impiego di apparecchi con rendimenti migliori, che prevedevano la presenza di un ventilatore per espellere i fumi, in modo forzato, all’interno di condotti diversi da quelli ramificati adatti alle vecchie caldaie di tipo “B1” (quelle di tipo “C tradizionali” (cosiddette “turbo”) possono scaricare in canne fumarie collettive ma prive di ramificazioni).

Il problema è del tutto simile per gli scaldacqua a gas, sempre di tipo “B1” e sempre collegati a c.c.r., presenti negli stabili dove il riscaldamento è centralizzato e la produzione di acqua calda di consumo localizzata nei singoli appartamenti, tramite gli scaldacqua stessi.

Dopo anni in cui gli interventi di adeguamento (condotti esterni, intubamenti, rivestimenti) hanno visto protagoniste le caldaie di tipo “C tradizionali” (“turbo”), oggi siamo nella condizione in cui:

  • è ancora notevole il numero di impianti che presentano caldaie di tipo “B” in c.c.r., con queste ultime non in grado di superare le prove di cui alla norma UNI 10845 per dichiararle idonee
  • la sostituzione di questo tipo di apparecchi è ancora possibile con altri analoghi, anche alla luce di appositi regolamenti europei, ma non è dato di sapere fino a quando e, peraltro, l’intervento di sostituzione dovrebbe essere possibile a patto che la c.c.r. sia idonea, cosa spesso difficile.
  • le caldaie di tipo “C tradizionali” (quelle dette “turbo”) non sono più prodotte: gli apparecchi che vanno largamente impiegati sono le caldaie di tipo “C a condensazione”.

Quindi? Come gestire il passaggio dalle vecchie caldaie di tipo “B1” a quelle moderne di tipo “C a condensazione”?.

Per prima cosa, l’aggiornamento di UNI 7129 (parte 3 dell’edizione del 2015) prevede che, nel caso di canne fumarie nel condominio di tipo collettivo, è ammesso sostituire uno o più apparecchi di tipo “C tradizionali” con uno o più apparecchi di tipo “C a condensazione”.

Ciò è subordinato a verifica dimensionale con esito positivo, impiegando metodo di comprovata efficacia: il calcolo deve dimostrare che la funzionalità è garantita in ogni condizione, anche sostituendo tutti gli apparecchi di tipo “C tradizionali” con altrettanti di tipo “C a condensazione”. E’ anche necessario verificare le caratteristiche essenziali per garantire la compatibilità tra la canna collettiva e i nuovi apparecchi nonché il corretto funzionamento ad umido della canna collettiva (attenzione in particolare al sistema di scarico della condensa alla base della canna fumaria).

LA 2° PARTE DELL’APPROFONDIMENTO SARÀ PRESENTE NELLA PROSSIMA NEWSLETTER

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