CLIMATE ACTION SUMMIT 2019: AVANTI (TROPPO) PIANO VERSO LA DECARBONIZZAZIONE

CLIMATE ACTION SUMMIT 2019

Il Climate Action Summit 2019 si è appena concluso a New York con l’adesione di 77 Paesi all’obiettivo ‘zero emissioni’ entro il 2050, inclusa la Russia che ha ratificato l’accordo di Parigi.

Ma come si pensa di raggiungere questo obiettivo e quali impegni prendere per ridurre le emissioni nette di carbonio entro il 2050 non è stato ancora stabilito.

Secondo la maggior parte degli osservatori l’incontro non ha portato a grandi risultati:

  • La Cina non ha fatto nessuna nuova promessa, attribuita dagli esperti alla preoccupazione del rallentamento della propria economia.
  • Gli Stati Uniti non hanno fornito nessuna dichiarazione ufficiale e, a seguito dell’uscita dall’accordo di Parigi, è probabile che  mancheranno buona parte dei loro obiettivi sulla riduzione delle emissioni.
  • La Russia ha confermato di voler ratificare l’accordo di Parigi, ma non ha offerto informazioni aggiuntive sulle sue politiche per ridurre le emissioni inquinanti 
  • L’India non ha preso alcun impegno concreto se non confermare di voler aumentare la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2022.

E la Comunità Europea come si è espressa al Climate Action Summit 2019? Sicuramente incisivo l’intervento della cancelliera Merkel che ha presentato il Klimapaket, un piano per salvare il clima di 54 miliardi di euro, con l’obiettivo primario di ridurre le emissioni di gas serra in Germania del 55% in un decennio, e proseguire con un ulteriore investimento per un complessivo importo di 100 miliardi di euro, azzerando così l’impatto climatico nel 2050.  Un pacchetto di misure che prevede tasse sulle emissioni, con i rincari sui combustibili che verranno utilizzati per incentivare auto elettriche e ristrutturazione degli edifici. 

E l’Italia che impegni ha preso? Il Premier Giuseppe Conte nel suo intervento ha dichiarato che il nostro Paese vuole una posizione di leadership in Europa e nel mondo e che il governo sta orientando la manovra  verso il ‘green new deal’ il sistema produttivo attraverso meccanismi incentivanti.

Un intervento tuttavia alquanto generico, ricco di slogan, nel quale non è stata spiegata una vera e propria strategia, né accennato ad un piano che riporti percentuali di riduzione delle emissioni in atmosfera avallato da risorse economiche con le quali mettere in atto delle azioni.

Noi auspichiamo di cuore che la manovra del nuovo governo metta al primo posto politiche “green”, con una svolta innovativa, con la volontà di leggere correttamente i rapporti scientifici per capire nel concreto quali sono le fonti di inquinamento, in modo da struttura programmi ambiziosi che non si limitino alla lotta dell’inquinamento prodotto dal solo traffico stradale perché troppo facile e, come ampiamente dimostrato, non risolutivo.

Tra circa 20 giorni si riaccendono gli impianti di riscaldamento che incidono in modo importante nell’inquinamento atmosferico della nostra Nazione, essendo nelle regioni del Nord Italia la principale causa di emissioni nocive, dovuta al forte consumo energetico imputabile agli edifici obsoleti. 

RAPPORTO ISPRA 2018
RAPPORTO ISPRA 2018

Cosa succede con la riaccensione dei riscaldamenti? Che puntualmente ripartiranno le domeniche senza auto e tutte le campagne contro l’inquinamento dovuto al traffico su strada, insistendo su percorsi e strategie politiche in atto da anni che fino ad ora non hanno portato risultati

Emissioni PM 10 nella Regione Piemonte
EMISSIONI PM 10 NELLA REGIONE PIEMONTE (Fonte: ARPA Piemonte)

Le misure del Piano Regionale per la Qualità dell’Aria del Bacino Padano (l’area più inquinata d’Italia) sono principalmente incentrate sulla diminuzione dei volumi di traffico e sul potenziare i servizi di trasporto pubblico, escludendo le altri fonti di inquinamento.

Eppure importanti istituti di ricerca continuano a dimostrare che la principali fonte di inquinamento è l’energia utilizzata per riscaldare gli edifici. 

In base ad una elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec sulla base di uno studio del Politecnico di Milano effettuato su un campione rappresentativo di cinque città italiane medie e grandi (Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia), il contributo fornito dal settore del riscaldamento da edifici all’inquinamento atmosferico in termini di emissioni di CO2 è fino a 6 volte di più dei trasporti su strada, con una media di 64,2% di emissioni da impianti termici contro il 10,2%  del settore della mobilità e dei trasporti. In particolare a Milano e Firenze si parla di un’incidenza pari al 74-75%.

Ad avallare il totale disinteresse che la politica riserva verso l’analisi delle varie  fonti di inquinamento, segnaliamo che Il 18 settembre scorso in Regione Lombardia è stato siglato il protocollo per lo sviluppo sostenibile l’ennesima dichiarazione di intenti dove le parole “transizione verso” e “sostenibilità” abbondano, ma che non riporta alcuna azione concreta con indicatori percentuali che possano provare una riduzione di emissioni nocive in atmosfera. L’unica certezza che abbiamo è che il 1° ottobre a Milano parte una nuova fase dell’area B, dove il traffico sarà interdetto a 160mila auto. 

Da anni ci battiamo perché venga riconosciuto a livello Nazionale il significativo contributo che fornisce il riscaldamento degli edifici vetusti allo stato dell’inquinamento del nostro Paese. 

Le automobili sono sempre più efficienti con motori che possono essere alimentati ad energia elettrica; gli impianti termici sono sempre più performanti, ma questa evoluzione tecnologica non serve a ridurre in modo permanente il fabbisogno energetico degli edifici se questi sono dei colabrodi che disperdono calore. 

Suggeriamo alle istituzioni di varare un programma di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente sull’intero bacino padano che coinvolga gli ordini professionali e le associazioni di amministratori. 

Le aspettative del Climate Action Summit 2019 erano sicuramente tante dopo i segnali che la natura ci ha mandato questa estate.  Sottovalutare l’attuale crisi climatica è incosciente: tutte le ricerche scientifiche più recenti ed autorevoli  certificano che la temperatura media della Terra sta aumentando repentinamente con eventi sempre più estremi, ondate di calore anomale e il preoccupante stato di scioglimento dei ghiacci.

Eppure la stampa Italiana era più concentrata sulle lacrime di Greta Thunberg o sulla sua occhiataccia a Donald Trump che a riferire i contenuti dell’incontro tra i leader del mondo per la sopravvivenza del nostro pianeta, cavalcando l’onda mediatica che fa del gossip il principale argomento di interesse Nazionale.

E’ indubbio che il surriscaldamento globale è un problema di una portata vasta che implica una politica strategica globale difficile da programmare per la quale bisognerebbe scavalcare gli interessi dei singoli per quelli comuni, con una serie di accordi tra gli stati sicuramente complessi da istituire, e soprattutto sarebbe urgente abolire le attività speculative che non considerano minimamente le minacce prodotte al nostro ecosistema. 

Niente deve essere dato per scontato in vista della 25esima Conferenza delle Parti che si terrà il prossimo dicembre in Cile.

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