IL SISMABONUS SPIEGATO SEMPLICEMENTE

IL SISMABONUS SPIEGATO SEMPLICEMENTE

Quattro chiacchiere sul Sismabonus con l’ing. Gioia per aiutare i tanti professionisti che, nello svolgere il loro lavoro, si trovano a dover spiegare argomenti tecnici con parole semplici e comprensibili ai propri clienti nelle assemblee condominiali.

Tanti di voi, nello svolgere l’attività professionale, si saranno trovati di fronte a situazioni assembleari dove i Condòmini, vostri interlocutori, non erano adeguatamente introdotti su argomenti legati alla riqualificazione energetica e strutturale degli edifici esistenti.

Ecobonus, Sismabonus, Bonus Facciate, Isolamento termico, diagnosi energetiche e così via sono temi sicuramente non di immediata comprensione, che implicano conoscenze approfondite in diversi ambiti.

Come poter quindi costruire un dialogo comprensibile e lineare da proporre ai Condòmini che, giustamente, non hanno il nostro stesso bagaglio di conoscenze acquisite sul campo e attraverso la formazione?
Grazie alla collaborazione dell’Ing. Giuseppe Gioia abbiamo pensato di proporvi un efficace approccio di tipo colloquiale per affrontare situazioni di questo tipo, costruendo un vero e proprio dialogo ideale tra il professionista e il comune cittadino interessato a comprendere, come in questo caso, il meccanismo del Sismabonus.

Senti, mi hanno parlato del Sismabonus. Me lo spieghi con parole semplici? Non ci ho capito molto in realtà

Il Sismabonus è un incentivo economico concesso dallo Stato Italiano per rendere la propria abitazione o il proprio fabbricato maggiormente resistente alle azioni sismiche.

Si tratta di mettere in sicurezza il patrimonio di fabbricati esistenti in Italia. Le classi di rischio del patrimonio immobiliare vanno dalla classe A+ (più sicura e antisismica) alla classe G (meno antisismica). L’agevolazione fiscale del Sismabonus è stata introdotta con la legge di bilancio 2017.

Se il fabbricato viene portato ad una classe di rischio sismico inferiore si ha diritto alla detrazione del 70% delle spese effettuate, se il fabbricato viene portato a due classi di rischio sismico inferiore si ha diritto alla detrazione dell’80%. Se l’intervento riguarda parti comuni di edifici condominiali, le detrazioni fiscali concesse per il Sismabonus passano rispettivamente al 75 % per riduzione di una classe di rischio sismico inferiore e dell’85 % per riduzione a due classi di rischio sismico inferiori.

Si, va bene. Ma conviene? Cioè, tutto quello che mi hai detto, cosa significa in pratica?

Certo che conviene e non solo economicamente, ma dobbiamo fare un ragionamento.

Il Sismabonus è la detrazione Irpef o Ires che viene riconosciuta ai contribuenti (privati e società) che effettuano lavori per mettere in sicurezza le proprie case e gli edifici produttivi in zone a rischio sismico. Inizialmente era solo per le zone 1. Nel 2019, con il DL 34/2019, è stato esteso anche a edifici in zone 2 e 3.

La misura, che viene riconosciuta dal 1° gennaio 2017, può essere fruita per lavori realizzati su tutti gli immobili di tipo abitativo, per quelli utilizzati per attività produttive e per gli interventi di demolizione e ricostruzione, purché questi siano classificabili come ristrutturazione edilizia e non come nuova costruzione. Il bonus viene erogato nella forma di riduzione delle imposte dovute, in 5 rate annuali di pari importo.

Quindi, attraverso il Sismabonus, potresti addirittura rifare casa e non solo rinnovarla. Ma la cosa interessante è che, se consideriamo la sicurezza degli edifici, ecco che troviamo immediatamente la risposta in merito alla convenienza che non è solo economica.

Ho già scritto in merito a questo qualche tempo fa qui. Riprendo quell’immagine per semplicità: l’Italia è uno dei Paesi con la popolazione più anziana del mondo e anche le nostre case lo dimostrano: il 36,6% delle abitazioni del nostro Paese (11,6 milioni di unità immobiliari) ha più di 40 anni di vita, con picchi del 42% in alcune grandi città (dati ricavati da uno studio dell’Ufficio Studi di Immobiliare.it).

L’ISTAT, con riferimento al censimento del 2011, ci dà questa immagine dello stato di conservazione del patrimonio edilizio italiano.

epoca di costruzione degli edifici - fonte istat

Numeri che ci danno la dimensione dell’enorme distanza tra la quantità di edifici esistenti, dove il patrimonio edilizio maggiormente diffuso è perlopiù inefficiente energeticamente e anche strutturalmente e gli edifici nuovi, diciamo quelli nati dopo L’Aquila 2008 e dopo le NTC (Norme Tecniche per le costruzioni).

Quante volte, nel corso dell’attività professionale, noi tecnici, abbiamo trovato edifici che, seppur dotati di regolari autorizzazioni, hanno subito modifiche importanti nel corso degli anni (ad esempio “togli un muro portante qui”, “fai il buco nel solaio là”, “cambia il tetto e facci la camera”, “no mettici anche lo studio”, “scava un po’ di più che nel box metto anche il camper” etc.). Molti di questi interventi sono stati fatti senza una verifica strutturale. I lavori li ha fatti “Mastro Peppe”, di solito passandoli come interventi minori o, magari, fatti da qualche amico capomastro (bravissimo…). Spesso questi interventi hanno modificato l’impianto strutturale originario al punto che oggi, magari, non è neppure più verificabile con le norme dell’epoca.

Ecco, questi edifici, solo come esempio, non sono un buon baluardo nel caso di evento sismico. E sono proprio questi edifici ad aver bisogno di una cura urgente. Il Sismabonus può proprio essere la cura utile a renderli migliori e, soprattutto, a salvaguardare il grande patrimonio che racchiudono: le persone.

Si vabbè… ma qui non viene il terremoto!

E ma non vale dire che qui da noi, nell’area milanese, non viene il terremoto perché anche noi, nella pianura padana, siamo in zona sismica. Tutta Italia è sismica. Alcune zone lo sono meno, ad esempio Varese è in zona 4, ma in provincia di Lecco sono in zona 3. Anche a Monza sono in zona 3, come a Bergamo. A Brescia sono in zona 2. Milano stessa è in zona 3.

Il fatto di essere in zona 4 ossia in una zona a basso rischio sismico, non significa che si possa non tener conto dei rischi di un evento. Questo evento, seppur statisticamente con un rischio di concretizzarsi molto basso, potrebbe anche avvenire e in quel mentre combinare un bel disastro.

In più, tieni conto che se c’è un terremoto lo senti anche qui, a Milano. Ti ricordo quanto avvenuto non molto tempo fa al confine con l’Emilia Romagna: ha tremato anche Milano e Moglia è in zona 3, oltre ad essere in Lombardia.
Comunque, ad agosto del 2013 a Saronno (zona 4, a 10 minuti da Milano) c’è stato un piccolissimo scuotimento: 2,44 di Magnitudo e 44km di profondità.

Ecco, una precisazione è però doverosa. Il Sismabonus è applicabile agli edifici in zona sismica 1, 2 e 3 (DL 34/2019) . Le zone 4 ne sono escluse. Ma, per chi è in zona 4, non vi è l’esclusione dal dovere di sistemare gli immobili potendo comunque accedere agli incentivi fiscali con detrazione del 50% (bonus ristrutturazione).

Ah… non immaginavo, non lo sapevo. Ma che convenienza ci sarebbe nel fare tutto questo?

La riqualificazione edilizia del patrimonio immobiliare esistente deve essere vista come una grande opportunità: utile per l’ambiente, urbano e non, perché permette di migliorare sia l’aspetto delle nostre vie (ad esempio introducendo elementi più vicini al momento culturale che viviamo) sia, attraverso il miglioramento energetico, perché consente di ridurre il carico di inquinanti in atmosfera; utile per l’economia, quella domestica, attraverso i risparmi che possono essere reinvestiti in altre necessarie spese per le famiglie e quella più generale, quella di impresa, che determina sicure ricadute sul territorio. Il tutto in un circolo virtuoso.

Ma per questo potresti dirmi che ho attenzione solo per il mio settore.

Vedila così allora: a tutela del tuo patrimonio e del bene primario, la vita, vale la pena pensare di intervenire finché c’è tempo, pena la perdita di uno o di entrambi i beni a cui tieni e che dovresti tutelare. E questo indipendentemente dalla zona sismica. Certo meglio se, facendolo, incontri il Sismabonus.

Sì, però rimane che se il rischio è basso, perché dovrei farlo?

Quando si parla di rischio si intende un valore concreto e calcolabile. Nel nostro caso, in particolare, è definito come il prodotto di tre fattori: la pericolosità, la vulnerabilità e l’esposizione.

pericolosità vulnerabilità ed esposizione

fonte: ingenio-web.it

Noi siamo un Paese dall’elevata vulnerabilità sismica. Tieni conto che circa il 75% del nostro patrimonio edilizio è stato realizzato in assenza di normative antisismiche, la prima delle quali arriva nel 1974 e la cui applicazione giunge a compimento tra il 1981 e il 1984.

Con questo non dico che gli edifici esistenti non siano sicuri. Ma mettici l’anzianità (di funzionamento), le modifiche alla “Mastro Peppe” di cui abbiamo parlato prima, nonché il mancato rispetto di regole di progettazione antisismica e fai tu il conto. Almeno per dormire tranquillo, dovresti prendere in considerazione questa tipologia di intervento. Al limite, quantomeno, una verifica sullo stato del tuo edificio. Io non posso sapere se un tuo zio ha aperto una finestra dove non doveva o se l’idraulico ha fatto passare un tubo di scarico tagliando due o tre staffe di una trave.

In sintesi: il rischio sismico è definito sulla base dei parametri di pericolosità, vulnerabilità ed esposizione e può essere spiegato come la misura dei danni attesi in un dato intervallo di tempo, in base al livello di sismicità del sito, alla resistenza delle costruzioni, alla natura e alla qualità e quantità dei beni esposti. Di fatto, l’Italia è un Paese con un elevato rischio sismico a causa di una pericolosità sismica medio-alta, con una vulnerabilità molto elevata e un’esposizione altissima.

Beh, in effetti qualche modifica a casa mia c’è stata. Cosa si può fare nel concreto?

Sai, si può fare ben poco su due fattori che sono la pericolosità (tipica del sito dove si è costruito) e l’esposizione (dipendente dal tipo di edifici e dal loro uso: scuole, ospedali, uffici pubblici etc.).

Si può operare, invece, sulla riduzione della vulnerabilità attraverso un’azione sistematica di opere di messa in sicurezza e di miglioramento sismico degli edifici esistenti.

La riduzione della vulnerabilità può essere perseguita attraverso specifici interventi, finalizzati a rimuovere le criticità (elementi di vulnerabilità) della costruzione qualora presenti e/o andando ad aumentare la capacità globale della struttura avendo fissato quelli che sono gli obiettivi da raggiungere, in termini di prestazione sismica.

Sicuramente bisogna cominciare prendendo confidenza con l’edificio, conoscendolo. Serve capire come è fatto e, quindi, capire come sono messe e dove sono posizionate le strutture. Dobbiamo conoscere i materiali, definire gli elementi di vulnerabilità, conoscere il suo livello di sicurezza iniziale e stabilire quale livello di sicurezza raggiungere tramite l’esecuzione delle opere di progetto. Non ha senso progettare alla cieca e non tutto può essere adattato con successo all’esistente.

Il livello di sicurezza minimo richiesto ad un edificio è stabilito dalle vigenti Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) 2018. Tutte le costruzioni realizzate sul territorio nazionale si confrontano con questo standard e le costruzioni esistenti possono avere un livello di sicurezza pari o inferiore a quello previsto per i nuovi edifici applicandosi riduzioni spesso proporzionali all’età dell’edificio stesso.

Assumendo il livello di sicurezza minimo di un edificio progettato con i moderni standard normativi pari a 1, l’edificio esistente avrà un valore di sicurezza compreso tra 0 e 1.

L’obiettivo degli interventi di progetto è quello di innalzare tale livello di sicurezza con interventi categorizzati come di seguito. Si definiscono

  • di adeguamento: tutti quelli che permettono di raggiungere il livello di sicurezza pari o superiore a 1;
  • di miglioramento: quelli che incrementano il livello di sicurezza dell’edificio seppur mantenendolo al di sotto dell’unità;
  • riparazioni o interventi locali: interessano in genere elementi isolati e che comunque comportano un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti localmente.
costruzione - fonte ingenio web

fonte: ingenio-web.it

Quindi ora, senza raccontarti tutte le centinaia di pagine in merito, hai capito che qualcosa si può fare.

Sì. Si può fare. Ne va del nostro Paese, della nostra vita. E ne va anche del nostro patrimonio personale, storico, artistico e culturale, oltre che economico.

Direi che è una buona cosa da mettere in programma appena finisce la clausura del virus. Questi incentivi ed il lavoro che ne deriva, possono servire per ripartire.

Un’ultima domanda: le percentuali del bonus quali sono? Spiegamelo con uno schema.

Il sito dell’Agenzia delle Entrate docet. Comunque la percentuale di detrazione è pari a:

  • 50% delle spese sostenute, sino ad un massimo di 96.000 euro per unità immobiliare, per interventi sulle parti strutturali che non conseguono un miglioramento della classe sismica;
  • 70% delle spese sostenute sino ad un massimo di 96.000 euro per unità immobiliare, per interventi che riducono il rischio sismico di 1 classe;
  • 80% delle spese sostenute sino ad un massimo di 96.000 euro per unità immobiliare, per interventi che riducono il rischio sismico di 2 classi.

Per le spese sostenute per interventi antisismici eseguiti su parti comuni di edifici condominiali spetta una detrazione pari al:

  • 75% delle spese sostenute, sino ad un massimo di 96.000 euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari dell’edificio, per interventi che riducono il rischio sismico di 1 classe;
  • 85% delle spese sostenute , sino ad un massimo di 96.000 euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari dell’edificio, per interventi che riducono il rischio sismico di 2 classi.

Il limite di spesa agevolato è 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun anno. In caso di prosecuzione in più anni dello stesso intervento, nel calcolo del limite dei 96.000 euro si devono considerare le spese sostenute in anni precedenti per le quali si è già̀ fruito della detrazione.

GUIDA AGENZIA DELLE ENTRATE. SISMABONUS:LE DETRAZIONI PER GLI INTERVENTI ANTISISMICI

L’obiettivo di questo articolo è fornire al professionista una forma alternativa di comunicazione con un possibile cliente, nella speranza possa essere utile ad affrontare un dialogo costruttivo e far comprendere in modo semplice e lineare il complesso meccanismo del Sismabonus.

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