È incredibile come la cattiva informazione sia in grado di prendere una Direttiva UE, della quale operatori del settore e politica sono a conoscenza da almeno 10 anni, e trasformarla in una patrimoniale per i poveri cittadini italiani. È costernante!
Bisogna intervenire sul sensazionalismo che ha investito una buona parte del giornalismo italiano, incurante di fare informazione oggettiva nei contenuti per coinvolgere opinionisti e politici perennemente in opposizione in una spettacolarizzazione della notizia volta a fare esclusivamente audience.
È aberrante continuare ad assistere ad un sproloquio dettato da logiche editoriali e di parte politica tutte unite da un comune denominatore: ciò che fa l’avversario politico è sbagliato a prescindere .. senza curarsi delle conseguenze e di ciò che significherà per famiglie, imprese, industria e professionisti e senza un supporto serio di dati ed un’analisi reale e concreta.
Bisogna che i così detti “decisori e opinion leader” inizino ad ascoltare smettendo di parlarsi addosso.
DI COSA STIAMO PARLANDO
La Direttiva EU 2018/844 UE EPBT (Energy Performance of Buildings Directive – Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici, fa parte di un pacchetto legislativo di azioni (“Fit for 55”) propedeutiche alla realizzazione degli obiettivi di riduzioni delle emissioni climalteranti del 55% entro il 2030, percentuale necessaria a raggiungere l’ambizioso obiettivo di “zero emissioni” nel 2050.
Il Piano “Fit for 55%” è stato varato dalla Commissione Europea nel 2021 con il voto positivo dell’Italia ed il 9 Febbraio prossimo si voterà sulla revisione della Direttiva EPBD che introdurrebbe una serie di obblighi di edifici sempre più ambientalmente sostenibili, sia per i nuovi edifici che per quelli esistenti.
La proposta di modifica che sarà sottoposta al voto del 9 Febbraio è l’introduzione di obblighi per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici con i seguenti criteri e scadenze:
- classe energetica “E” dopo il 2030
- classe energetica “D” dopo il 2033
Al momento la proposta non prevede limitazioni sulla possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati.
Un aspetto poco “raccontato” dai giornalisti, e dai politici, è che la Direttiva UE chiede agli Stati Membri di predisporre adeguati strumenti finanziari e fiscali per rendere più efficiente il patrimonio immobiliare esistente, l’obbligo quindi ricadrebbe sullo Stato e non sul cittadino.
L’iter prevede che nel mese di marzo inizi il negoziato tra le istituzioni per arrivare al testo definitivo che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Ogni Stato membro dovrà presentare il piano Nazionale di ristrutturazione del patrimonio edilizio residenziale e non residenziale per raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2033.
PERCHÈ NON SI PUÒ PIÙ RIMANDARE
Perché l’energia per climatizzare gli edifici, è responsabile di circa il 40 % del consumo totale di energia e del 36 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione Europea.
Riassumendo in poche parole:
- Crisi energetica e dipendenza nell’approvvigionamento dagli altri Paesi
- Crisi climatica e sostenibilità ambientale
Parliamo di due temi vitali sia per la necessità di arrestare i cambiamenti climatici sempre più repentini, sia per combattere una sempre più diffusa povertà energetica tra milioni di europei.
COSA DEVE ESSERE FATTO
La Riqualificazione Energetica del nostro vetusto patrimonio immobiliare NON PUO’ essere più procrastinata, NON E’ UNA penalizzazione e NON DEVE ricadere sulle spalle del proprietario immobiliare.
La Direttiva UE è un’opportunità per rinnovare gli edifici, renderli più efficienti e garantire il comfort abitativo alle persone che vi risiedono.
In un momento in cui la dipendenza dell’approvvigionamento energetico del nostro Paese è svantaggiata dal contesto politico internazionale, la Direttiva Europea diventa un’opportunità per renderci maggiormente indipendenti.
Ora bisogna organizzare una vera strategia Nazionale per pianificare la ristrutturazione del parco edifici nazionale. Da una stima di ANCE parliamo del miglioramento della prestazione energetica di oltre 1,8 milioni di edifici in 7 anni, con una media di circa 182.000 interventi ogni anno.
Parliamo di numeri importanti che richiedono una pianificazione basata su 3 aspetti fondamentali:
- Finanza
- Fiscalità
- Capacità produttiva
Il nostro Paese è stato il primo tra gli stati membri del sud Europa a studiare una formula incentivante con una forte impatto trainante sugli interventi di efficientamento e sul sistema Paese come dimostrato dai principali studi del settore.
Sicuramente un sistema da perfezionare e strutturare che non meritava di essere demolito dagli ultimi 2 governi e da una gogna mediatica senza precedenti che ha consentito di raggiungere il solo obiettivo di generare un forte innalzamento dei costi ed una violenta speculazione finanziaria a danno di cittadini, imprese, industria e professionisti. Una visione miope, senza alcuna programmazione, senza una base culturale adeguata e dettata da logiche distanti dalla realtà in cui viviamo noi oggi e vivranno domani i nostri figli.
Obiettivo ben lontano dal principio iniziale volto non tanto a generare “salti di classe energetica un tanto al chilo” ma volto a ridurre drasticamente il fabbisogno energetico primario degli edifici esistenti nazionali.
La Direttiva UE è un’opportunità per dimostrare le capacità del paese Italia e delle risorse professionali presenti al suo interno: imprenditori e professionisti condannati senza appello da un sistema che li ha triturati e messi a dura prova nell’anno appena passato.
Un’opportunità per ridurre i costi della bolletta energetica Italiana e convogliare queste risorse in un sistema strutturato per garantire una crescita sostenibile al Paese. Basta semplicemente fare i conti su quanti soldi stiamo bruciando nelle bollette di gas e luce. Noi i conti gli abbiamo fatti, con una simulazione basata sui costi sostenuti nel 2019 e diffusi dal MISE (anno pre-covid), e la cifra che emerge è spaventosa: 36 Miliardi di Euro/anno. Quanto si può realizzare in termini produttivi con questa cifra in un’ottica di medio periodo?
Abbiamo bisogno di un’azione sostenuta, adeguatamente regolamentata e senza essere troppo complicata per non rendere i tempi di intervento biblici, sicuramente dotata di adeguati controlli, che garantiscano ricadute positive sull’intero sistema.
È giunto il momento che la filiera del settore si unisca per presentare proposte propositive al legislatore facendo comprendere la sostenibilità degli incentivi fiscali e l’importanza di dare vita ad un percorso virtuoso che potrà generare solo benefici economici e sociali all’intero paese. Sono i dati a sostenere questa tesi, non l’interesse personale di parte.
Serve una strategia stabile ed a lungo termine che sostenga e guidi il paese verso le prossime sfide energetiche: la vera transizione energetica non può prescindere dalla riduzione del fabbisogno energetico degli edifici, il resto sono chiacchiere!
Nelle ultime settimane sono molteplici gli appelli che stanno giungendo alla politica: politica, se vogliamo con “la P maiuscola”, che si deve togliere il vestito della contrapposizione e che deve iniziare a guardare al prossimo futuro senza preconcetti e vizi di sorta, ma soprattutto ascoltando! Politica e mass-media che devono ritrovare il senso etico e della logica per il bene comune e non solo per il bene personale.
È necessario attuare una visione comune volta a scardinare tutti i preconcetti diffusi nell’ultimo anno ed è fondamentale unire tutte le risorse intellettuali e tutte le conoscenze dell’intera filiera per costruire un grande progetto di rinnovamento energetico degli edifici esistenti del nostro Paese …. Basta essere presi in giro!
Chi ci sta?
Manuel Castoldi, Presidente Rete Irene.