PROROGA DEL SUPERBONUS: PERCHÈ È IMPORTANTE CHE SIA DECISA PRESTO

Proroga del Superbonus

Gentile Ministro Daniele Franco,

le recenti dichiarazioni sulla proroga del Superbonus e sull’adozione di provvedimenti finalizzati alla sua più efficace fruizione confermano quanto già recentemente espresso da alcuni rappresentanti del Governo. Non si può che apprezzare l’impegno espresso da questo Ministero a individuare le risorse necessarie per assicurare la proroga almeno fino al 2023.

Forti e motivate perplessità suscita, invece, l’approccio che individua nella prossima manovra la sede per garantire l’estensione del provvedimento – richiesto da pressoché tutto l’arco parlamentare – specie se ciò significa attendere l’autunno (come affermato da fonti del Governo) o addirittura la fine del corrente anno, con l’approvazione della prossima legge di bilancio.

Pur con tutte le difficoltà operative che si sono palesate nella sua declinazione pratica, il Superbonus si sta mostrando straordinariamente capace di catturare l’interesse dei cittadini e di mobilitare attività con un’intensità del tutto inedita.

A nostro parere, però, l’intenzione apprezzabile del Governo di agevolare il raggiungimento degli obiettivi convergenti della ripresa economica e della transizione ecologica anche attraverso la proroga di questo strumento rischia di essere drasticamente svilita da un eventuale eccessivo differimento del suo annuncio.

La nostra esperienza di operatori a diretto contatto con il mercato anticipa e integra i dati ufficiali rilevati dall’ENEA e dall’Agenzia delle entrate e mostra una realtà nettamente bipartita in due categorie di interventi ben distinguibili. Da un lato quelli sulle unità immobiliari singole e sui piccoli condomini che, con la premessa della conformità urbanistica e del supporto di adeguate capacità professionali, sono in grado di giungere alla cantierizzazione in tempi anche molto brevi. Queste sono le attività che, già giunte alla fase di asseverazione, sono oggetto delle statistiche ufficiali più aggiornate, che infatti documentano interventi di entità mediamente modesta (120 mila euro).

Per i grandi condomini, invece, i tempi per l’avvio dei cantieri sono molto più dilatati. Considerando quelli occorrenti per la raccolta documentale, l’interlocuzione con la pubblica amministrazione, le verifiche di conformità, le valutazioni tecniche, la progettazione esecutiva, la raccolta e negoziazione delle offerte, le pratiche amministrative e le molteplici assemblee condominiali, difficilmente i tempi complessivi necessari per contrattualizzare gli interventi sono inferiori a 6-8 mesi, a cui si aggiungono quelli per l’istruttoria dei finanziamenti bancari necessari per assicurare la liquidità e per l’ottenimento dei permessi di occupazione del suolo pubblico, che a loro volta possono richiedere altri 3-4 mesi. Questo è il motivo per cui, se si escludono i lavori che erano già in corso o in avvio prima dello scoppio della pandemia e che sono stati adeguati per poter accedere al Superbonus, i primi grandi cantieri stanno iniziando solo ora, dopo oltre sei mesi dal rilascio dei decreti e dei provvedimenti attuativi necessari per attivare le attività preliminari menzionate.

Difficilmente si potrebbe negare che i grandi condomini, composti anche da centinaia di unità abitative, diffusi nei centri urbani e in particolare nelle periferie e nelle aree più disagiate del Paese, siano un tassello fondamentale della transizione energetica e l’oggetto di un potente stimolo allo sviluppo dell’economia e dell’occupazione. Il suo sacrificio dovuto a una tempistica inadeguata menomerebbe significativamente l’efficacia della misura di incentivazione.

È facile comprendere che le scadenze attualmente vigenti e le prospettive delineate dal Governo che lasciano presagire una proroga del Superbonus tardiva e limitata nel tempo sono incompatibili con l’attivazione dei grandi cantieri di durata pluriennale. Si pensi solo alle difficoltà insormontabili che ostacolano l’accesso al credito in tutti i casi in cui non sia assicurato a priori il completamento dell’intervento (che non include solo le attività di cantiere, ma anche quelle successive di verifica, asseverazione e amministrative) entro la scadenza dell’incentivo. Da ciò derivano seri ostacoli alla sottoscrizione dei contratti d’appalto, soprattutto per la filiera delle PMI che costituiscono l’ossatura del comparto edilizio.

E’ necessario che il Governo inserisca la proroga del Superbonus nel primo provvedimento utile, perché un ritardo di sei mesi pregiudicherebbe l’efficacia propulsiva del Superbonus che si sgonfierebbe e si manifesterebbe solo in parte.

Se per qualche motivo, che francamente sfugge alla nostra comprensione, ciò non fosse possibile, si introduca almeno nel primo provvedimento utile la regola secondo cui i progetti iniziati entro (per esempio) novanta giorni prima della scadenza vigente dell’incentivo potranno godere delle stesse condizioni di incentivazione anche se conclusi entro (per esempio) un anno dopo il termine. Questo semplice accorgimento rassicurerebbe i finanziatori ed eliminerebbe buona parte dei motivi di incertezza che oggi affliggono lo strumento e generano eccessive responsabilità contrattuali.

Due sono le motivazioni che sono state espresse a favore della procrastinazione della proroga del Superbonus: il timore che i cittadini, in presenza di un annuncio eccessivamente precoce, assumano atteggiamenti attendisti, e l’esigenza di verificare il tiraggio degli incentivi. La prima è del tutto fuori luogo nella situazione attuale. Come già detto, la spinta propulsiva del provvedimento è molto forte, non richiede ulteriori stimoli e ha generato una domanda di gran lunga superiore all’offerta, che sta generando anche spinte inflazionistiche proprio a causa della concentrazione causata dalla limitata validità temporale dell’incentivo.

Annunciare subito una proroga del Superbonus 110% almeno fino alla fine del 2023 contribuirebbe da un lato a smorzare i timori per le conseguenze di una scadenza troppo ravvicinata, dall’altro consentirebbe all’offerta di organizzarsi in modo più stabile e razionale, favorendo gli investimenti in linee produttive e in qualificazione del personale. Per fare un esempio, un merito del Superbonus è quello di focalizzare l’interesse dei proprietari in condominio per l’integrazione delle varie componenti del processo di efficientamento energetico. Per la prima volta si assiste alla coincidenza virtuosa tra interventi sull’involucro edilizio, sugli impianti e sui serramenti. Questo comporta un improvviso incremento della domanda di serramenti che, in assenza di una prospettiva di domanda stabile, favorisce l’importazione a discapito dello sviluppo della capacità produttiva e dell’occupazione nazionale.

Non può inoltre essere sfuggito a codesto Ministero che il reperimento delle tecnologie e dei materiali necessari sta affrontando un collo di bottiglia determinato dalla concentrazione di ordini motivata dalla scadenza troppo ravvicinata. La stabilizzazione del provvedimento incentivante non potrà che agevolare la programmazione delle attività industriali favorendo la filiera produttiva nazionale e ripristinando tempistiche di consegna e costi consoni e corretti.  

Quanto all’esigenza di verificare il tiraggio dell’incentivo per verificare quante risorse “risparmiate” potranno essere dedicate alla copertura della proroga del Superbonus e quante risorse aggiuntive saranno necessarie, non si può eludere un argomento sul quale, per quanto ne sappiamo, questo Ministero non ha ancora preso una posizione esplicita.

Da diversi anni la Camera dei Deputati affida al CRESME uno studio sugli effetti macroeconomici degli incentivi fiscali all’edilizia, che sistematicamente conclude che il loro costo per il sistema Paese è irrisorio. Qualche mese fa la LUISS ha pubblicato uno studio, messo in evidenza nel sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che conferma che anche il Superbonus ha un impatto complessivamente positivo sul bilancio pubblico e che, quand’anche qualche fattore fosse stato trascurato, il costo degli incentivi assommerebbe a una piccola frazione delle risorse messe a bilancio. Queste, dunque, sarebbero sufficienti a finanziare molti anni di proroga, in consonanza con gli obiettivi e con l’orizzonte temporale del green new deal.

Si osserva, peraltro, che entrambi gli studi menzionati non tengono conto di altri effetti positivi generati dalle attività indotte dalla misura di incentivazione e impattanti su altri capitoli del bilancio pubblico, alcuni di evidenza immediata, come i minori costi per sussidi alla disoccupazione, altri di maggiore prospettiva, come quelli determinati dal miglioramento delle condizioni ambientali, sanitarie e sociali.

Al contrario, le valutazioni adottate per la determinazione delle esigenze di copertura continuano a conformarsi all’uso di parametri che si mostrano non rapportati alla specifica addizionalità degli attuali incentivi, che è stata estremamente potenziata dall’adozione dell’accorgimento della facoltà di cessione incondizionata, anche ai soggetti finanziari.

Crediamo che queste considerazioni dovrebbero essere ben ponderate da un Ministero che oggi più che mai ha la responsabilità della Ripresa Economica e da un Governo che ha l’ambizione di imprimere una svolta a un Paese bisognoso di un profondo cambiamento. Da tempo si accenna a un “tagliando” del sistema degli incentivi, che recentemente sembra essere stato acquisito all’attenzione del Governo. Una vera stabilizzazione, che includesse anche una periodica revisione dei parametri di intensità e di accesso alle detrazioni fiscali, sarebbe del tutto coerente con l’attuale ambizione di affrontare in modo strategico e razionale il futuro del Paese.

Solo un accenno è dedicato al provvedimento di semplificazione annunciato dal Governo e che dovrebbe essere inserito in uno dei prossimi provvedimenti. Non ci dilunghiamo sulle proposte relative all’allargamento delle condizioni soggettive e oggettive di accesso all’incentivo, già ampiamente promosse da diverse associazioni di categoria.

Il principio che ci piacerebbe trovare inserito in un provvedimento di legge, che a nostro parere individua un giusto compromesso tra le esigenze di stimolo economico e tutela ambientale, e quelle di rispetto della legalità, è che gli effetti degli abusi e delle irregolarità edilizie dovrebbero ricadere esclusivamente su chi li ha commessi e non sull’intera comunità condominiale. Di conseguenza, ogni comunità condominiale dovrebbe disporre della facoltà di migliorare le caratteristiche del proprio immobile e di godere degli incentivi, mentre questi dovrebbero essere preclusi esclusivamente in relazione alle unità non conformi.

Virginio Trivella Coordinatore del Comitato tecnico scientifico 24 aprile 2021

 

Poscritto, dopo l’approvazione del PNRR

Il presente appello è reso ancor più urgente e pressante dalla precisazione, introdotta nell’ultima versione del PNRR approvata dal Consiglio dei Ministri del 24 aprile 2021, delle scadenze del Superbonus attualmente in vigore (“dal 2021 al 2023 (al 30 giugno 2023 per gli interventi effettuati dagli IACP, a condizione almeno il 60% dei lavori siano stati effettuati alla fine del 2022; al 31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati dai condomini , a condizione che almeno il 60% dei lavori sia stato effettuato entro il 30 giugno precedente)”). Si tratta di un passo indietro rispetto alla versione precedente (“dal 2021 al 2023”), in cui si prospettava almeno l’eliminazione della scadenza a metà dell’anno.

Nonostante le rassicurazioni politiche fornite dal Presidente Draghi su una successiva proroga, la conseguenza immediata di questa precisazione, è il blocco delle iniziative di entità e durata rilevante:

gli interventi che iniziano ora il proprio iter, che a causa delle note lungaggini procedurali potranno essere cantierizzati non prima della fine del 2021, non hanno alcuna garanzia di essere incentivati, e dunque vengono sospesi in attesa della proroga;

ma anche quelli che potrebbero essere contrattualizzati nei prossimi mesi sono fortemente ostacolati dall’alea della “tagliola” del 60% di avanzamento entro il 30 giugno 2022, determinando difficoltà nell’ottenere i finanziamenti ponte che, infatti, vengono centellinati dalle banche.

Lo stato di incertezza che perdurerà fino all’annuncio della proroga del superbonus decapita il provvedimento escludendo di fatto gli interventi di fascia più elevata, e anche una proroga tardiva (tanto più breve quanto più sarà procrastinato il suo annuncio) non sarà in grado di riattrarli nel virtuoso e necessario processo di decarbonizzazione.

Virginio Trivella Coordinatore del Comitato tecnico scientifico   28 aprile 2021

Manuel Castoldi Presidente

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