RIDUZIONE DEL FABBISOGNO DI GAS NEL RESIDENZIALE

RIDUZIONE DEL FABBISOGNO DI GAS NEL RESIDENZIALE

Sono decenni che parliamo dell’importanza della riqualificazione degli edifici residenziali per ridurre il fabbisogno di gas, perché gli studi più autorevoli dimostrano che è il settore più energetico, che incide in modo importante sulla bolletta del Paese.

Quindi ha destato un certo “stupore” il post di ENEA del giorno 11 luglio nel quale il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, partecipando all’evento di Enea “Azioni su riduzione del fabbisogno nazionale di gas nel settore residenziale”, asseriva di essersi reso conto di quale valore ha il risparmio energetico nel solo settore residenziale.

Post sul profilo linkedIn di ENEA – 11 Luglio 2022

Colpisce l’apparente ingenuità di queste parole “ci siamo resi conto” che ha suscitato, in molti professionisti dell’ironia paragonandola alla “scoperta dell’acqua calda”, ma nella maggior parte degli addetti al lavoro una rabbia per affermazioni così scontate quanto intempestive.

Tra i tanti riportiamo il commento su LinkedIn del nostro Coordinatore del Comitato Tecnico scientifico, Virginio Trivella, che celando il suo disappunto con ironia spiega ciò che per gli operatori del settore è ovvio:

“Ci sono due modi per ridurre i consumi:

  1. spegnere le caldaie (restando al freddo)
  2. riqualificare.

La prima opzione è impopolare e riempirebbe gli ospedali.

La seconda richiede un investimento cospicuo.

Oltre alle profonde riflessioni sulla quantità di energia potenzialmente risparmiabile (presenti in tutti i documenti strategici degli ultimi venti anni), sarebbe interessante conoscere le idee del ministro Roberto Cingolani su come mobilitare questo investimento facendo a meno degli incentivi.

Visto che questa ipotesi è probabilmente impossibile, sarebbe il caso di cominciare a discuterne, meglio se mettendo a disposizione della discussione i dati dell’esperienza Superbonus, con trasparenza e tempestività.”

Ci chiediamo come sia possibile scrivere “Ci siamo resi conto” a seguito di una Politica Europea, della quale facciamo parte, che ha sempre puntato al risparmio energetico delle abitazioni dal 1990, post caduta muro di Berlino.

L’Italia si è impegnata a seguire le Direttive Europee, ma sempre in modo non propriamente determinato e coerente. Sicuramente un notevole impegno lo aveva preso il Ministro Corrado Passera nel 2013 il quale, elaborando la Strategia Energetica Nazionale (SEN), intendeva promuovere una significativa evoluzione del sistema energetico italiano, una riduzione del fabbisogno di gas d’importazione e rendere l’Italia indipendente.

Nel documento “Presentazione – Elementi chiave del documento di Strategia Energetica Nazionale” venivano identificate 7 priorità con obiettivi concreti e specifiche misure a supporto. La prima (neanche a dirlo) era l’efficienza energetica. L’approfondimento sui consumi termici evidenzia che il settore più energivoro era quello residenziale.

Il ministro Corrado Passera nella seduta 343 della 10ª COMMISSIONE PERMANENTE aveva dichiarato di aver individuato negli obiettivi del piano una riduzione di circa 14 miliardi di euro all’anno di fattura energetica estera rispetto ai 62 miliardi attuali, con la riduzione dall’84 al 67 per cento della dipendenza dall’estero, grazie ad efficienza energetica, aumento della produzione delle rinnovabili, minore importazione di elettricità e maggiore produzione di risorse nazionali.

Il problema però è il divario tra il dire e il fare che ha sempre caratterizzato le politiche economiche a sostegno della Strategia. Che è finita in un cassetto per molti anni.

Anche gli ultimi studi internazionali continuano a rimarcare l’importanza di ridurre i fabbisogni energetici, in particolare il fabbisogno di gas, ma nel nostro Paese già nel 2012 – quando si iniziò a introdurre le 7 priorità del SEN – venne specificato che l’obiettivo efficienza energetica poteva essere raggiunto solo superando tutte le barriere con cui l’efficientamento in Italia deve fare i conti.

Barriere ancora vivamente presenti, basti pensare che l’incentivo Superbonus, presentato quale volano per l’efficienza energetica del nostro Paese, è gravemente ostacolato da sei mesi sia per il blocco della cessione del credito che per i continui provvedimenti messi in campo dall’attuale legislatore. La loro conseguenza è la destabilizzazione di un sistema di incentivazione che si è mostrato di gran lunga democratico e funzionale ad attivare gli interventi e in linea con l’importanza degli obiettivi.

Ci auguriamo che “Ci siamo resi conto” sia stato semplicemente un errore di comunicazione, altrimenti sembra irrispettoso nei confronti di chi si occupa di riqualificazione energetica e come tale si documenta costantemente. I dati fanno capo ad ENEA e sono il lavoro che sta alla base dell’Agenzia Nazionale, come è possibile che il Ministro si sia reso conto solo ora?

Noi di Irene, rete di imprese e soggetto privato, è da oltre 10 anni che parliamo del VALORE DEL RISPARMIO ENERGETICO TRAMITE LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI E LA RIDUZIONE DELL’ATTUALE FABBISOGNO ENERGETICO PRIMARIO

Prendendo semplicemente i dati forniti dal MISE sulla bolletta Nazionale pre-covid:

Costo della fattura energetica dell’Italia nel 2019 = 40 mld di euro, di cui il 40% va in riscaldamento. Valore medio minimo di riduzione del fabbisogno energetico post intervento riqualificazione energetica = 50%. I conti si fanno in fretta, si potrebbero liberare 8 mld di euro all’anno, che per 20 anni sono 160 mld, quasi il valore del PNRR.

E pur considerando il dato del 30% introdotto dal Ministro Cingolani nella sua relazione, il conto delle risorse economiche da poter liberare è pari a 6 mld di euro all’anno. 

Comunque un valore che non può essere trascurato o lasciato in un cassetto come già accaduto in passato.

Fare gli struzzi non paga, ed il conto alla fine viene pagato da famiglie ed imprese.  

È evidente, numeri alla mano, che realizzare interventi di Riqualificazione Energetica può far bene all’intero Paese, soprattutto nell’attuale clima internazionale che rende imperativo ogni sforzo per diminuire il fabbisogno di gas e smarcarsi dalla dipendenza energetica. 

I nostri soci Europei hanno adottato politiche energetiche con una visione di lungo periodo sin dai primi anni ’90 con risultati che sono oggi sotto gli occhi di tutti. 

Noi non possiamo attendere oltre e continuare ad indugiare altrimenti il gap che oggi scontiamo con i Paesi membri non sarà mai colmato e sarà destinato a crescere rendendo ogni futuro sforzo vano ed inutile e consegnando alle future generazioni un Paese sempre più energivoro e dipendente. 

Qui non si tratta di farsi piacere una cosa o di rendersi conto di un’altra: si tratta di agire e di imporre una strategia di politica energetica ed economica di ampia visione e di lungo periodo. 

Ad ulteriore conferma di quanto sia vantaggioso efficientare il vetusto patrimonio edilizio riprendiamo i dati ANCE pubblicati nella giornata del 12 luglio dal Sole24Ore, che dimostrano come il costo di un intervento di Superbonus è coperto già per la metà dalle entrate generate dal cantiere. 

I dati sono ripresi dal paper del centro studi «Quanto costa davvero allo Stato?» che ha l’obiettivo di determinare, in modo del tutto prudenziale, le maggiori entrate nel bilancio dello Stato che derivano dai redditi pagati da tutte le figure che lavorano per i cantieri e dai prodotti utilizzati.

Lo studio, che si basa per i calcoli su un progetto reale e standardizzato, ha determinato che Il costo effettivo del Superbonus 110% per lo Stato – al netto dei finanziamenti europei del PNRR (13,9 miliardi) e della crescita prodotta dagli interventi su Iva, Irpef e nuovi contributi (18,2 miliardi) – è di soli 6,6 miliardi rispetto ai 38,7 miliardi di detrazioni maturate fino al 30 giugno scorso

Elaborazione Ance su dati pubblici – SUPERBONUS 110% “Quanto costa davvero allo Stato?”

LE EVIDENZE SUPERANO DI GRAN LUNGA OGNI SUPPOSIZIONE 

Chiudiamo cercando di rimanere eleganti come ha fatto Virginio Trivella nel suo post: sarebbe il caso di ricominciare a parlare di una pianificazione strutturata degli incentivi e dei meccanismi per sbloccare la cessione del credito con trasparenza e tempestività. Solo investendo possiamo risparmiare.

Abbiamo le competenze e abbiamo voglia di lavorare. Fateci lavorare.

Manuel Castoldi, Presidente di Rete IRENE

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