IL CAMBIAMENTO DEL CLIMA: IN 30 ANNI MILANO COME IL TEXAS

Cambiamento del clima

Il Cambiamento del Clima è un tema urgente ed essenziale e deve essere il primo punto dell’agenda politica Nazionale ed Internazionale. L’appello degli scienziati è perentorio perché le simulazioni scientifiche dimostrano in Europa, e in particolare nel bacino mediterraneo, cambiamenti importanti: estati che durano 6 mesi, assenza di precipitazioni, temperature fisse sopra i 30°.

Il Cambiamento del Clima che stiamo vivendo è ormai assodato essere irreversibile, per questo la comunità scientifica si appella ad arrestare questi mutamenti con azioni urgenti, ed un programma di attività a lungo termine che permetta di adattarci alle nuove condizioni.

L’area mediterranea sarà quella più coinvolta da questi cambiamenti, destinata ad avere un clima sempre più caldo, NON più basato sulle storiche 4 stagioni, ma con eventi estremi di precipitazione che si alterneranno a periodi di siccità, innalzamento del livello del mare e fenomeni bruschi di varia natura.

Recentemente è stato diffuso sui media “l‘Understanding climate change from a global analysis of city analogues” uno studio di un gruppo di climatologi dell’Eth, il Politecnico di Zurigo, su come il cambiamento del clima modificherà le temperature nelle città di varie zone del mondo nel giro dei prossimi 30 anni.

Nelle stime dello studio il 77% dei centri urbani presi in esame sperimenterà un cambiamento sorprendente. In particolare Roma potrebbe somigliare alla Antalya città della Turchia dove per quattro mesi la pioggia scompare, Milano invece dovrebbe diventare come Austin in Texas, nella quale l’estate dura 6 mesi con temperature sopra i 30° da maggio a tutto settembre, maggio la nostra “vecchia primavera”, settembre principio di autunno e sapore di castagne.

Milano come il Texas tra 30 anni secondo lo studio dell’Eth – Politecnico di Zurigo

Nel resto di Europa non è che la situazione sia più rosea: per Stoccolma sono previste le temperature di Vienna, Londra avrà il clima di Barcellona, Madrid quello di Marrakesh e Monaco quello di Roma. Tutto questo in una stima ottimistica, perché lo studio parte dal presupposto della stabilizzazione delle emissioni di CO2 in meno di 30 anni grazie alle regole imposte da una politica globale

Ma sarà veramente così? L’Italia, l’Europa, L’Inghilterra, tutti i paesi del Globo sono disposti ad azzerare velocemente gli investimenti in fonti fossili e supportare economicamente una sostanziale politica green? Quanti e quali interessi sono in ballo?

E’ del 26 agosto la notizia che la Russia sta bruciando in un un impianto vicino al confine con la Finlandia ogni giorno gas per un valore stimato di 10 milioni di dollari al giorno. Oltre all’enorme spreco energetico questo produce grandi volumi di anidride carbonica e fuliggine con possibile inasprimento dello scioglimento del ghiaccio artico. 

È una sfida che ha bisogno di una collaborazione consapevole e globale, di un approccio multidisciplinare e sinergico, per le scelte da fare e gli strumenti da adottare.

E’ la consapevolezza dell’emergenza che ha portato gli scienziati italiani ad unirsi in un importante appello della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) con la pubblicazione, il 3 agosto, della “Lettera aperta alla politica italiana”, una richiesta ai partiti politici di considerare la lotta alla crisi climatica come la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile negli anni a venire. 

La lettera è oggetto di una petizione lanciata su Change.org da Green&Blue che alla data del 31 agosto è stata sottoscritta da oltre 860 scienziati e accademici e raccoglie 196.000 firme sulla piattaforma destinata ad essere tra le prime 50 nella storia di Change.org in Italia.

Gli scienziati si sono resi disponibili a collaborare per realizzare soluzioni e azioni concrete che siano scientificamente fondate, praticabili ed efficaci, perché se non si interviene subito per contrastare il cambiamento del clima sarà impossibile avere uno sviluppo sostenibile con un’influenza negativa sulle attività economiche e la vita sociale, con danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture.

Ci sarà una risposta dalla politica? Per ora di concreto non abbiamo niente, ma un continuo mutismo.

L’Italia ha veramente tutto dal punto di vista tecnologico e professionale, ma purtroppo l’inerzia, la burocrazia stanno bloccando una politica dell’agire che porti alla sostenibilità.

VEDI L’ARTICOLO “LA CRISI ENERGETICA DA UN PUNTO DI VISTA INTERESSATO MA OGGETTIVO

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